1. Le prime teorizzazioni di S.
Freud sulla sessualità infantile
Molti anni fa era diffusa l’idea che la sessualità fosse connessa
all’attività e al piacere dipendenti dal funzionamento dell’apparato
genitale e dunque che essa fosse sostanzialmente una prerogativa della
vita degli adulti.
A rivoluzionare tale concezione fu S. Freud, il quale non limitò la
sessualità al solo uso dell’apparato genitale finalizzato alla
riproduzione come era tradizione nell’Europa cristiana, ma incluse in
essa tutte le eccitazioni e le attività che provocano appagamento di
bisogni elementari come anche la fame e la sete.
Secondo Freud, la sessualità è un impulso diretto al piacere corporeo
in senso molto ampio e quindi non ha la sua sede elettiva in alcun
organo specifico. Egli attribuì alla sessualità un ruolo centrale nella
vita psichica dell’essere umano, fin dalle prime fasi dello sviluppo;
fu il primo a teorizzare l’esistenza nell’infanzia di una
organizzazione sessuale ed a spiegarne le leggi, nel 1905,nel secondo
dei suoi “Tre saggi sulla teoria sessuale”, in contrasto con le
rappresentazioni del suo tempo, secondo le quali si credeva che il
bambino fosse una creatura innocente ed asessuata, in cui la spinta
sessuale era del tutto assente perché cominciava con la pubertà.
Nella quarta delle cinque conferenze sulla psicoanalisi, che tenne
negli Stati Uniti nel 1909, Freud presentò le sue scoperte sulla vita
sessuale infantile, affermando che le esperienze sessuali infantili
conservavano un’importanza decisiva per lo sviluppo psichico successivo
e per l’organizzazione della sessualità nell’adulto.
Egli ipotizzava non solo che esiste una sessualità infantile, ma che
attraverso di essa si sarebbero potuti capire i motivi di ciò che,
successivamente nell’adulto, avrebbe potuto dar luogo alle perversioni,
alle nevrosi e all’isteria.
Affermò: “Siete incorsi nell’errore di confondere tra loro sessualità e
riproduzione, e così vi siete sbarrati la strada alla comprensione
della sessualità, delle perversioni e delle nevrosi” (Freud, 1915).
Alla base della concezione freudiana sulla sessualità stanno i
concetti di libido e di pulsione . La ricerca del piacere corporeo è
detta da Freud “libido” ( dal latino, desiderio) ; tale ricerca
è presente dalla nascita, per cui tra la libido infantile e quella
adulta non vi è discontinuità. L’energia pulsionale, o libido, che
anima sia il bambino che l’adulto è identica ; ciò che cambia è
l’oggetto della libido, non la libido stessa .
Tuttavia, la sessualità infantile, indifferenziata e poco organizzata
, è incompleta e diversa rispetto a quella adulta, in quanto:
1. le regioni corporee di maggiore
sensibilità (fonti pulsionale) non sono necessariamente quelle genitali;
2. la sessualità infantile non
porta a relazioni sessuali in senso stretto, ma a relazioni che
implicano delle attività che più avanti avranno un ruolo nel piacere
preliminare, infatti nell’adulto, le carezze, i baci sono elementi
preparatori all’atto sessuale ;
3. la sessualità infantile è
spesso autoerotica piuttosto che diretta sugli oggetti.
L’oggetto verso il quale tende la pulsione non è fisso e identico per
tutti, cambia a seconda della specificità delle storie individuali e
delle fonti da cui può essere dipendente.
La libido e le pulsioni ad essa connesse possono infatti spostarsi di
volta in volta in zone privilegiate del corpo, dette zone erogene, a
ciascuna delle quali corrispondono fantasie particolari,
sostanzialmente inconsce; la sessualità infantile si muove passando
attraverso fasi collegate a zone erogene diverse. Le varie fasi dello
sviluppo sessuale ( fase orale, anale, fallica ) vengono
caratterizzate dalle diverse zone erogene in cui, nel corso della
crescita, si localizza la libido.
E quindi di fondamentale importanza comprendere che quando si parla di
sessualità infantile, non si tratta di sessualità genitale, simile a
quella dell’adulto, bensì di sessualità pre-genitale. La sessualità
pre-genitale infantile, mira ad ottenere piacere, ma si tratta di un
piacere, o di una gratificazione, parziale, locale, legata a
determinate zone e funzioni del corpo. Il bambino/a sperimenta questo
piacere (o dispiacere) nelle sue relazioni con l’adulto e in rapporto
ad azioni quali : essere nutrito, essere pulito, lavato, portato in
braccio, essere baciato, carezzato,dondolato,coccolato, essere
ammirato, essere partecipe, coinvolto, ecc.. L’individuazione delle
caratteristiche della sessualità infantile e la ricostruzione delle
fasi dello sviluppo psicosessuale da parte di S. Freud contribuirono in
modo fondamentale alla conoscenza all’infanzia.
2. Le teorie sessuali infantili e
il caso del piccolo Hans
Sempre nel secondo dei suoi “Tre saggi sulla teoria sessuale”, scritto
nel 1905, Freud esprime l’idea che la curiosità che il
bambino mostra verso i fenomeni della nascita, della fecondazione ecc.
sia una delle manifestazioni della sessualità infantile e considera la
pulsione di sapere come strettamente connessa con la vita sessuale
infantile: ” […] dalla psicoanalisi abbiamo appreso che la pulsione di
sapere dei bambini è, inaspettatamente presto e con inattesa
intensità, attratta dai problemi sessuali, anzi ne è forse risvegliata
per la prima volta “ (Freud, 1905, tr. it. 1970, p.78).
Freud non ha stabilito una genesi, né un’evoluzione vera e propria
delle teorie sessuali infantili; e non ha segnato un’età tipica per le
varie credenze da lui riscontrate.
Egli pone infatti le credenze sessuali infantili in rapporto con
l’intensità della pulsione, la rimozione e l’educazione, e questo
spiega perché, nella sua opera, nella sua opera, l’aspetto cronologico
di queste teorie non è rigoroso ( Amann Gainotti, 2001) .
Alla curiosità sessuale infantile Freud ha dedicato altri due scritti
,nel 1907 e nel 1908 . Nel primo, “Istuzione sessuale dei fanciulli”,
Freud fa alcune riflessioni sul modo in cui gli adulti possono
affrontare la curiosità sessuale del bambino; nell’altro,“Teorie
sessuali dei bambini”, l’autore descrive invece i più comuni prodotti
dell’investigazione personale promossa nel bambino dalla sua curiosità
sessuale del bambino, e cioè le più comuni teorie fabbricate dai
bambini per soddisfare la loro curiosità.
“L’esplorazione sessuale infantile comincia molto presto, talvolta
prima del terzo anno di vita “ (Freud, 1915-1917, tr. It. 1976, p, 287).
Inizialmente l’interesse sessuale del bambino si rivolge al problema di
scoprire da dove vengono i bambini, problema che, per Freud, viene
generalmente risvegliato dal timore egoistico che sorge al momento
dell’arrivo in famiglia di un nuovo bambino. Anzi, potremmo che la
questione dell’origine dei bambini “…è la più antica e scottante
domanda che mai si sia posta l’umanità immatura” (Freud, 1907,
tr. it. 1972, p.21).
In realtà, l’unico bambino studiato da Freud, era un bambino di 5
anni, il piccolo Hans, che non fu peraltro analizzato in modo diretto
da Freud ma per interposta persona e cioè con la mediazione del padre
di Hans, che era medico e allievo di Freud .
Il piccolo Hans è stato per Freud una fortunata occasione di
esplorazione degli stati infantili della mente e gli offrì la
possibilità di scoprire le fantasie sessuali di un bambino che
riguardano il complesso edipico, la rivalità fraterna, l’angoscia di
castrazione e la curiosità sessuale pre-genitale (
Freud,1908b,trad.it.1972) .
S. Freud, quando parla di “phantasie” e di “phantasieren” riprende il
significato del termine tedesco che designa: immaginazione, mondo
immaginario, designa i contenuti di questo mondo immaginario e
l’attività creatrice di cui il mondo immaginario è animato.
Negli stati infantili della mente, che Freud scopre grazie a Hans, si
mescolano immaginazioni, affermazioni fantasiose, ma anche curiosità
verso la realtà dei fatti.
Vi sarebbe dunque un doppio movimento nella mente infantile: uno che si
lascia andare alle fantasie, all’immaginazione, e l’altro, che persegue
il vero e la conoscenza, che cerca di capire, come se la mente
infantile lavorasse su due binari contemporaneamente: quello della
fantasia, appunto, e quello della ricerca epistemica.
Scrive Freud: “io non condivido l’opinione oggi in voga secondo cui
quello che dicono i bambini sarebbe arbitrario e inattendibile. Nulla è
arbitrario nel campo della psiche, l’inattendibilità delle affermazioni
dei bambini deriva dalla prepotenza della loro fantasia (…) ma
d’altronde i bambini non mentono senza ragione e in generale sono più
inclini all’amor del vero che non gli adulti”.
Altrove, Freud parla della “radiosa intelligenza dei
bambini”, curiosa ed orientata alla realtà e alla relazione, e aperta
alla vita e alla novità. Freud precisa che, nonostante certe
affermazioni fantasiose e bizzarre dei bambini, queste coesistono con
la ricerca della verità, che essi continuano a perseguire, anche in
circostanze avverse, e cioè quando gli adulti non rispondono o eludono
le domande dei bambini. Al riguardo Freud ricorda la mortificazione che
Hans aveva sperimentato per essere stato imbrogliato dal padre con la
storia della cicogna che porta i bambini: una mortificazione che aveva
colpito duramente la sua dignità di “piccolo investigatore”.
3. La “Teoria della seduzione “ di
S. Freud
L'ipotesi della seduzione infantile - cioè del trauma sessuale sotto
forma di una seduzione avvenuta nella prima infanzia – fu considerata
da Freud, la prima causa etiologica sia per le nevrosi isteriche, sia
per le nevrosi ossessive (1893-1897). Egli, sosterrà che: “La comparsa
dei sintomi nevrotici origina dall’aver realmente vissuto un trauma
sessuale” (Freud, 1896).
Freud riportò molti casi che lo avevano convinto della realtà di questo
trauma infantile in cui un adulto seduceva e stimolava il bambino nei genitali, mentre il
bambino si sottometteva a queste pratiche in modo passivo.
In diversi saggi pubblicati nel 1896, e davanti alla Società di
Neurologia e Psichiatria di Vienna il 21 aprile 1896, Freud sostiene
che l’isteria, la nevrosi ossessiva e la paranoia sono causate dalla rimozione dei ricordi relativi ad esperienze sessuali
infantili di carattere traumatico, operate da svariati attori,
generalmente adulti, tra i quali anche il padre.
La maggior parte dei seduttori è costituita, afferma Freud, da
domestici e domestiche, governanti ed istitutori (tutte persone di
servizio presenti in casa) e da fratelli maggiori (a loro volta vittime
di una precedente seduzione), da eventuali cugini e da adulti estranei.
Prima che l’oggetto di una teoria, la seduzione fu una scoperta
clinica: i pazienti di Freud, con l’aiuto del trattamento, riuscivano
regolarmente a rievocare esperienze di seduzione sessuale in cui
l’iniziativa era di un altro, generalmente un adulto, che costringeva
il soggetto a subire passivamente e con spavento condotte variabili da
semplici approcci verbali o gestuali fino ad atti sessuali più o meno
marcati.
In diversi casi Freud, riuscì a farsi raccontare dai suoi pazienti
alcuni ricordi che sembravano rimossi e che diedero ulteriore conferma
alla sua teoria.
4. Il ripudio della “Teoria
della seduzione “ da parte di S. Freud
Freud aveva riscontrato la presenza di episodi suddetti in tutti i casi
di isteria da lui fino allora trattati. Il fattore eziologico e
patogenetico che acquistava sempre maggiore importanza agli occhi di
Freud era l’età in cui avviene l’evento traumatico, un’età precoce
(cioè prima che il soggetto che la subisce abbia raggiunto la maturità
sessuale, ma anche prima che abbia raggiunto la capacità di
rielaborarla attraverso l’utilizzazione della parola).
Su questi due fattori: l’immaturità sessuale e l’incompleta capacità di
mentalizzazione, si fonda la sua conclusione che: a differenza delle
altre esperienze traumatiche, una stimolazione sessuale precoce non
dovrebbe avere, di norma, alcuna ripercussione psicopatologica sul
sistema nervoso, se non fosse per lo spavento provato all’epoca del suo
verificarsi. L’effetto patogenetico di tali esperienze si farebbe
sentire solo molto più tardi, nell’adolescenza o nell’età adulta.
Tuttavia Freud non mancò di rilevare le difficoltà e le reticenze dei
pazienti a raccontare i presunti episodi di seduzione : “Mai i pazienti
raccontano spontaneamente queste storie, né mai, durante il
trattamento, giungono di colpo ad offrire al medico il ricordo completo
di una tale scena”, e ancora, scrive Freud : “Sarebbe perfettamente
inutile”, “interpellare, privi della psicoanalisi, un soggetto isterico
su questi traumi infantili, la cui traccia non è mai reperibile nel
ricordo cosciente, ma soltanto nei sintomi della malattia” (Freud,
1896).
Man mano che sviluppa l’osservazione clinica, Freud scoprì anche che le
scene di seduzione sono talora il prodotto di ricostruzioni fantastiche che rispecchiano
assai più le aspirazioni del bambino che non le intenzioni
dell’adulto.Scopre cioé che le scene di seduzione raccontate dai suoi pazienti, possono a volte essere il prodotto di ricostruzioni
fantasmatiche, o il risultato di fantasie inconsce.
Tale scoperta disvelò una realtà psichica assai più complessa e densa
di quanto finora ipotizzato . Questo rese Freud molto più cauto e
diffidente verso i racconti dei suoi pazienti, ed egli incominciò a
mettere in dubbio la veridicità di tutte le scene di seduzione . La sua
“teoria della seduzione” iniziò quindi a vacillare.
Le difficoltà a raggiungere una “prova certa” dell’avvenuta seduzione
, insieme ad altre di carattere personale legate alla figura paterna,
documentate nella corrispondenza che egli intratteneva con W.Fliess,
contribuirono ad indurre Freud a mettere in dubbio la sua teoria della
seduzione infantile nell’insorgere delle nevrosi, fino a ripudiarla
definitivamente nell’autunno del 1897 .
Alla luce della scoperta delle fantasie autoplastiche di seduzione
prodotte dai pazienti, Freud incominciò a modificare la sua prima
teoria della seduzione, e affermò che traumatizzante non è affatto
l’evento traumatico bensì l’elaborazione fantastica data dal paziente
ad una prima esperienza, in sé non necessariamente traumatica.
Questa svolta del pensiero freudiano aprì la via all’idea secondo cui
gli eventi esterni traggono la loro efficacia dai fantasmi da
essi derivati e dall’afflusso di eccitazione pulsionale che essi
provocano, e contribuì a produrre un’accentuazione crescente, nella
teoria psicoanalitica, dei concetti di fantasma inconscio, di realtà
psichica e di sessualità infantile spontanea.
Tuttavia, nonostante la sua posizione scientifica ufficiale, in una
nota del 1924, Freud riconosceva l’importanza etiologica della
seduzione e non smise mai di sostenere l’esistenza e la frequenza di
traumi sessuali effettivamente vissuti dai bambini, ma non accordò più
loro un valore etiopatogenetico centrale, che venne trasferito invece
all’azione del fantasma inconscio.
Nell’anno 1897 in cui Freud abbandona la teoria della seduzione, egli
aveva parlato anche dell’ostilità dei bambini, destinati a diventare
nevrotici, nei confronti dei genitori dello stesso sesso.
Questa nota rappresenta un primissimo accenno al complesso di Edipo e
quindi dei desideri inconsci di natura aggressivo/sessuali attivati
nella relazione genitori e figli.
In quegli anni Freud sosteneva simultaneamente entrambe le teorie,
quella della seduzione sessuale infantile e quella duale dell’istinto o
delle pulsioni meglio conosciuta come teoria edipica, senza che le due
possibilità gli sembrassero in conflitto.
Dopo l’ammissione del proprio “errore” con la pubblicazione dei Tre
saggi sulla teoria sessuale (Freud, 1905) Freud abbandona anche se non
interamente, la sua teoria della seduzione e rivolge invece un
interesse esclusivo al mito ed al complesso di Edipo e ben presto
dichiarò che esso era una tappa obbligatoria dello sviluppo
psicosessuale umano.
5. Le critiche a S. Freud
Diversi studiosi (Ferenczi, 1932; Krull,
1979, Miller 1981, Masson 1984; Prandi
2001) criticarono Freud per l’abbandono improvviso della teoria della
seduzione, adducendo che probabilmente le motivazioni erano molto più
profonde e personali di quanto egli volesse far credere. Essi
affermarono ciò, dopo un accurato e minuzioso studio dei suoi scritti e
in particolare delle sue lettere.
Infatti la nozione di trauma non si verificò solo nell’ esperienza
clinica di Freud ma sfiorò, con una certa probabilità, anche la sua
vita familiare.jL’esistenza di sintomi isterici in suo fratello e in
alcune sue sorelle indusse Freud a pensare che forse anche suo padre
avrebbe dovuto essere accusato di abusi sui propri figli (Jones, 1973).
Quando nell’ottobre del 1896 morì il padre, Freud in una lettera a
Fliess datata 02/11/1896, nel ringraziarlo delle condoglianze racconta
al suo amico il sogno fatto la notte dopo i funerali “… mi trovavo in
un locale ed ho letto su di un cartello “Si prega di chiudere gli
occhi”. Ho riconosciuto subito il locale come il negozio di barbiere da
cui mi servo tutti i giorni. Il giorno dei funerali dovetti aspettare
proprio lì e perciò arrivai con un certo ritardo. La mia famiglia,
allora, era scontenta di me, perché avevo deciso che il funerale
avvenisse in modo silenzioso e semplice, cosa che poi anch’essi
riconobbero giustificata. Un po’ se la presero con me anche per il
ritardo. La frase del cartello è un doppio senso e significa in ambedue
i casi: bisogna adempiere il proprio dovere verso i morti… il sogno è,
dunque, una emanazione di quella tendenza a rimproverare se stessi che
si verifica regolarmente in chi sopravvive” (Freud, 1896).
Il doppio senso qui appena accennato includeva uno specifico invito a
“chiudere un occhio”, uno solo, nel senso comune di “lasciar correre” o
di non approfondire qualchecosa. Lo stesso sogno è raccontato in
termini un po’ differenti nell’Interpretazione dei sogni del 1899.
Probabilmente il sogno di Freud voleva dirgli qualcosa…
Questa presa di coscienza scatenò nell’animo di Freud una reazione
strana, imprevista. Come disse lui stesso in una lettera a Fliess “… di
paralisi intellettuale quale non avevo mai immaginato, uno strano stato
mentale che la coscienza non riesce ad afferrare: pensieri
crepuscolari, la mente offuscata, appena un raggio di sole qua e là”.
(Freud, 1897)
Freud uscì da questa situazione in concomitanza con l’abbandono della
teoria traumatica della seduzione.
Sàndor Ferenczi, amico di famiglia e allievo di Freud (diffuse la
psicoanalisi in Ungheria all’inizio degli anni ’30) scrisse un saggio,
nel 1932, intitolato “Confusione delle lingue tra adulti e bambini”,
in cui rimprovera Freud di aver privilegiato le fantasie inconscie dei
bambini, ritornando ad affermare l’importanza
e la realtà del trauma
sessuale , avvalorato da innumerevoli confessioni di
pazienti in analisi che rivelavano di aver abusato di bambini. Ferenczi
fece leggere a Freud la relazione che egli intendeva presentare al XII
Congresso Internazionale di Psicoanalisi
e Freud gli chiese
espressamente di non leggerla
pubblicamente, poiché il contenuto andava contro la sua “ nuova”
concezione della
seduzione . Ferenczi non acconsentì e si attirò le critiche di Freud e
dei suoi collaboratori. Freud lo rimproverò di essersi alleato con i
bambini dimostrando così un atteggiamento “poco virile” ( Rifelli,2003)
.
In questo articolo, frequentemente citato nell’attuale letteratura
sull’abuso sessuale nell’infanzia, Ferenczi afferma con forza che la
seduzione è operata dall’adulto e non dal bambino e ne esemplifica le
modalità nel modo seguente :
“Un adulto e un bambino nutrono affetto reciproco: il bambino ha la
fantasia di fare per gioco la parte della madre con l’adulto. Questo
gioco può assumere forme erotiche, pur rimanendo al livello delle
manifestazioni di tenerezza. Ma le cose vanno diversamente quando
l’adulto ha delle tendenze patologiche, specialmente se il suo
equilibrio e il suo autocontrollo sono alterati da qualche disgrazia o
dall’uso di sostanze che ottundono la coscienza. Allora egli scambia
gli scherzi del bambino per desideri di una persona sessualmente
sviluppata, oppure si lascia andare ad atti sessuali, senza valutarne
le conseguenze. Sono all’ordine del giorno effettivi atti di violenza
su bambine che hanno da poco superato la primissima infanzia, atti
analoghi di donne adulte su bambini di sesso maschile, e, naturalmente,
anche violenze di natura omosessuale.” (Ferenczi, 1932).
Un’altra studiosa, Alice Miller, psicanalista svizzera di formazione
freudiana, lasciò la Società di Psicanalisi in aperta polemica coi
metodi e le teorie psicanalitiche.
Nel suo famoso saggio del 1981 “Il bambino inascoltato”, denuncia le
responsabilità di Freud e della psicanalisi nell’occultamento dei
maltrattamenti e degli abusi sessuali perpetrati sui bambini. Analizza
l’ uomo Freud e i suoi rapporti con il padre. Parla di un Freud sempre
tentato di non credere a quanto aveva scoperto, costretto a lottare
contro l’incredulità e lo scetticismo della gente e dei suoi colleghi.
Miller ritiene che “Freud si sia tirato indietro dopo aver visto una
verità difficile da accettare, lasciando di nuovo a sé stesso il
bambino e la sua realtà”, ma che, data la sua educazione e i tempi in
cui viveva, egli non aveva avuto scelta.
Inoltre, poiché l’evoluzione teorica di Freud ufficialmente deriva
dalla sua autoanalisi (risalente all’epoca in cui muore il padre, Jacob
Freud), egli non fu in grado di continuare il suo cammino teorico, per
la necessità di lasciare intatta l’immagine paterna che la sua
autoanalisi, con scabrose scoperte, metteva pericolosamente in crisi .
Con la teoria delle fantasie sessuali infantili che si va a sostituire
alla teoria della seduzione, Freud sposterà così l’attenzione dai fatti
traumatici subiti dal bambino alle fantasie e ai conflitti sessuali
infantili, lasciando intatta la necessaria idealizzazione dei genitori
che la società di allora richiedeva.
Secondo Miller, quindi, Freud stanco di lottare contro il suo tempo e
contro le continue critiche, e spaventato da quanto stava scoprendo sul
padre, nel settembre del 1897, abbandona la teoria della seduzione,
lasciando la responsabilità dei sintomi patologici esclusivamente al
soggetto, alle sue pulsioni rimosse e alle sue fantasie inconscie; in
tal modo egli distoglieva l’attenzione e faceva passare in secondo
piano gli abusi realmente subiti dai bambini considerandoli
semplicemente un prodotto della loro fantasia.
6. Osservazioni per concludere
Contrariamente a quanto accadeva ai tempi di S. Freud è oggi diffusa
nell’opinione pubblica, grazie anche alla stampa e alla televisione, la
consapevolezza dell’estensione del fenomeno dell’abuso sessuale a danno
dei bambini, fenomeno che ha assunto anche nuove forme, sconosciute ai
tempi di Freud, come la pedopornografia e il turismo sessuale.
Freud, abbandonando e ripudiando, come abbiamo visto, la sua prima
teoria della
seduzione, per cui invertiva i ruoli di chi seduceva chi, e lasciava
intendere che i bambini, con le loro fantasie sessuali e i loro
desideri incestuosi, sono seduttori inconsapevoli, ha gravemente
nociuto all’immagine di infanzia presso certe categorie di adulti. Ha
fatto sì che rispettabili giudici di tribunali, avvocati ed altri
esperti, compresi psicologi e psicoanalisti abbiano continuato, per
molto tempo, a discolpare padri, fratelli, zii, nonni e affettuosi
amici di famiglia dalle denuncie fatte da coraggiosi bambini/e e
giovani/e che non sopportavano più le molestie e gli abusi a cui erano
sottoposti in casa, spesso tra rimproveri e rifiuti di credere da
parte di madri e altri famigliari. Ora per fortuna, giudici,
psicologi,insegnanti e anche la polizia e i carabinieri danno maggiore
fiducia ai bambini, mentre i tribunali sono spesso frequentati da
bambini in veste di vittime e di testimoni nelle cosiddette “audizioni
protette”, situazioni che pongono altri numerosi e dolorosi problemi
(Petruccelli, Verrastro, Santilli, 2007) per i bambini che si trovano
ancora una volta lesi e danneggiati nel loro giovane psichismo .
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